- 太T’ai
- supremo, massimo, definitivo
- 極Chi
- polarità, separazione
- 拳Ch’uan
- pugno, qui usato nel senso di “pugilato” o “sistema di combattimento”
太極拳 viene comunemente tradotto con Pugilato della Suprema Polarità, con riferimento particolare alla dualità Yin-Yang. Già a partire dal nome, quindi, il T’aiChi Ch’uan si connota come uno stile che ricerca un equilibrio tra princìpi opposti.
Il movimento è paragonato all’alternarsi di diverse “fasi”, come l’incessante e continuo avvicendarsi dei due poli. Non si tratta di qui di principi mutualmente esclusivi (come nella logica occidentale): Yin e Yang non si escludono a vicenda, ma anzi si generano e si alimentano vicendevolmente. Tutti i fenomeni ciclici del mondo naturale (il giorno e la notte, l’alternarsi delle stagioni, il movimento delle onde) sono espressione di questo armonioso avvicendamento.
Nell’ambito della cosmologia taoista, il T’aiChi è identificabile con il movimento che genera Yin e Yang tramite la loro separazione. A partire dal WuChi, uno stato primordiale totalmente indifferenziato, il T’aiChi porta mutamento e separazione, distinguendo così i due principi supremi. Il testo classico Trattato sul T’aiChi Ch’uan, attribuito a Wang Zongyue, si apre con le seguenti parole:
T’aiChi [suprema polarità] nasce da WuChi [assenza di polarità] ed è la madre di Yin e Yang.
In movimento, [il T’aiChi] separa [Yin e Yang];
nell’immobilità, essi diventano uno.
Storia
La tradizione attribuisce il fondamento pratico e teorico del T’aiChi Ch’uan a Chang San Feng (張三丰), monaco taoista vissuto nel 12° secolo. Egli avrebbe fuso le arti marziali Shaolin (di origine Buddhista) con le pratiche meditative/energetiche di scuola Taoista, sviluppando quindi la base fondamentale di tutte le arti marziali interne (sebbene la distinzione formale tra arti interne ed esterne sia molto più tarda). Esistono numerosi racconti riguardanti Chang San Feng e il suo nome è strettamente legato a vari monasteri taosti sui monti Wudang.
Il suo contributo alla nascita del T’aiChi Ch’uan è comunque molto discusso dal punto di vista storico e non trova riscontro nei documenti dell’epoca.
Tralasciando l’origine leggendaria, tutte le principali scuole di T’aiChi Ch’uan sono riconducibili ad un medesimo stile, praticato presso la famiglia Ch’en.
La prima definizione del T’aiChi Ch’uan della famiglia Ch’en è attribuita a Ch’en Wangt’ing (陈王庭), generale della Dinastia Ming vissuto tra il 16° e il 17° secolo. Partendo da pratiche di allenamento già presenti nella sua famiglia, egli avrebbe codificato nuovi esercizi marziali, aggiungendovi anche importanti princìpi filosofici e meditativi. Avrebbe inoltre specificato una solida struttura teorica per il proprio stile, cogliendo elementi essenziali da numerose arti marziali.
Lo stile da noi praticato, il T’aiChi della famiglia Yang, è molto più recente: esso prende il nome dal Maestro Yang Lu-Ch’an (扬露禅) (1799-1872), che avrebbe codificato il proprio stile a partire dalla sua esperienza nel T’aiChi Ch’uan della famiglia Ch’en. Suo nipote Yang Chen Fu (杨澄甫) ha poi contribuito alla diffusione dello stile in tutta la Cina. Tra i suoi allievi, menzioniamo in particolare Cheng Man-ch’ing (郑曼青), noto per essere l’autore della cosiddetta “forma breve” e per aver diffuso il T’aiChi Ch’uan in occidente.
Le cinque principali scuole di T’aiChi sono le seguenti:
Stile Ch’en (陳氏) di Ch’en Wangt’ing (1580–1660)
Stile Yang (楊氏) di Yang Lu-ch’an (1799–1872)
Stile Wu(Hao) (武氏) di Wu Yu-hsiang (1812–1880)
Stile Wu (吳氏) di Wu Ch’uan-yu (1834–1902) e del figlio Wu Chien-ch’uan (1870–1942)
Stile Sun (孫氏) di Sun Lu-t’ang (1861–1932)
Pur possedendo numerose differenze e variazioni, tutte queste scuole sono storicamente riconducibili a quella della famiglia Ch’en e condividono un nucleo comune di tecniche e principi teorici.
Quello della famiglia Yang è oggi lo stile di T’aiChi Ch’uan più diffuso e popolare.
Princìpi
Impossibile riportare in poche righe la vasta complessità del T’aiChi Ch’uan. Questo genere di comprensione può avvenire soltanto attraverso una pratica prolungata negli anni.
Tuttavia, vi sono alcuni elementi elementi fondamentali che contraddistinguono la pratica del T’aiChi Ch’uan. Ci limiteremo a menzionarli:
- Nella fase di studio, la forma viene eseguita molto lentamente: ciò permette al praticante di sviluppare grande sensibilità sull’ambiente, sulla superficie del suo corpo e sul suo stato interno.
- Si presta grande attenzione nel separare i pieni e i vuoti (ad esempio, il peso sarà spesso posato su uno dei due piedi, lasciando l’altro scarico e libero di muoversi).
- Tutti i movimenti sono circolari; Inoltre, le articolazioni non sono mai completamente aperte o completamente chiuse: mantengono anch’esse un’apertura che tende alla circolarità. Persino il petto esprime una leggera rientranza (ma senza ingobbire la schiena).
- Si studia approfonditamente l’ascolto della forza, la sua gestione ed evasione; Si comincia solitamente con esercizi di TuiShou, cui si aggiunge un vasto repertorio di tecniche di leva e di controllo dell’avversario. Tali forme di controllo non sono il risultato della forza bruta, ma di uno studio attento e di una sviluppata sensibilità.
A questi aspetti caratteristici se ne potrebbero aggiungere molti altri, comuni a molte Arti Marziali cinesi. Citiamo in particolare:
- Importanza della coordinazione. In particolare, ricerca dell’unità tra la parte inferiore del corpo e quella superiore (il movimento parte dai piedi, attraversa tutto il corpo e si esprime alle estremità).
- Importanza della corretta postura e del radicamento. La schiena è dritta e la testa tende verso l’alto. Il bacino è rilassato e le gambe sono forti, ma non rigide.
- Ricerca della rilassatezza (fisica e mentale), che permette movimenti continui e fluidi. L’assenza di tensioni contrastanti è inoltre fondamentale per un movimento veloce.
- Controllo della respirazione;
- Pratica del Ch’i Kung (“lavoro sull’energia”), sia con scopo medico/salutistico che marziale.
Ginnastica, meditazione o Arte Marziale?
Oggi, il T’aiChi Ch’uan viene spesso insegnato come una forma di ginnastica dolce. Tale pratica, se eseguita correttamente, può effettivamente portare ottimi benefici alla persona, sia sul piano fisico che su quello mentale. I movimenti lenti e circolari rendono questo esercizio adatto anche a persone anziane o con un basso livello di salute. Contemporaneamente, però, questa dimensione puramente salutistica trascura molti aspetti importanti del T’aiChi Ch’uan tradizionale, a cominciare dalla sua applicazione marziale.
Si ricordi che, per quanto morbidi e aggraziati, i movimenti del T’aiChi Ch’uan restano azioni di attacco, difesa e controllo dell’avversario. Ignorare l’applicazione originaria di questi gesti porta inevitabilmente a fraintenderne il senso, lasciandoli spesso vuoti, privi di energia ed intenzione. Un T’aiChi Ch’uan eseguito in questo modo non è altro che una lenta danza: utile per rilassarsi e sciogliere le articolazioni, ma nient’altro che questo.
Esistono in Italia numerosissimi corsi di T’aiChi Ch’uan, ma solo pochi di essi insegnano l’applicazione della forma, l’uso delle armi e più in generale la dimensione marziale di questo stile. Il Maestro Chang ha ricevuto questa tradizione e l’ha trasmessa ai suoi allievi; grazie a lui, quindi, la nostra scuola non si limita all’aspetto salutistico (che è comunque una parte importante della pratica), ma ricerca la profondità propria dell’Arte Marziale.
Lo studio del T’aiChi Ch’uan è inoltre stettamente legato alla pratica del Ch’i Kung (lavoro sull’energia). Lo stile da noi praticato, quindi, vuole essere al contempo una ginnastica per il corpo, un’esercizio per la mente, una fonte di energia e un sistema di combattimento. Questi non sono aspetti separati, ma elementi coessenziali, fondamentali per l’aspetto marziale che la disciplina prevede.