Giovinezza
Nato in Cina nel 1918 a P’ei (provincia di Kiang Su), Chang Dsu Yao iniziò lo studio delle arti marziali tradizionali a sei anni, sotto la guida del famoso maestro Liu Pao Ch’un (conosciuto nel mondo delle arti marziali con il nome di Liu Chin Ch’en). Venne così avviato nello stile stile MeiHua Ch’uan (梅花拳), di cui in seguito diventerà Maestro.
Nel 1930 incominciò a praticare il T’ai Chi Ch’uan, sempre con il Maestro Liu Pao Ch’un, che aveva studiato quest’arte con il grande Yang Cheng Fu, caposcuola dello stile Yang.
Carriera nell’Esercito
Nel 1938, Chang Dsu Yao intraprese la carriera militare, entrando nella Junxiao Diliu Fenxiao (军校第六分校), un ramo dell’Accademia Militare Wampoa creato in quell’anno a Guilin. All’accademia per allievi ufficiali ricevette istruzione da altri grandi maestri, e in particolare da Chang Ch’ing P’o, che gli insegnò molti stili di Kung Fu (Hsing I Ch’uan, Pa Kua Chang, Liang I Ch’uan).
Durante la guerra contro il Giappone, il Maestro Chang ebbe modo di distinguersi per valore e coraggio; pur riportando numerose ferite (tra cui la frattura della colonna vertebrale), si salvò in numerose occasioni proprio grazie alle tecniche studiate durante i lunghi anni di addestramento.
In un’occasione una bomba giapponese fece saltare una torretta di sorveglianza dalla quale Chang osservava il nemico. Egli cadde da molti metri d’altezza, salvandosi solo grazie alle tecniche di caduta apprese nella pratica del Kung Fu.
Un altro aneddoto della sua vita militare, che lo rese famoso in tutto il paese, racconta che, essendo Chang Dsu Yao responsabile degli approvvigionamenti delle truppe, si accorse di atti illeciti perpetrati dalla mafia in un mercato. Denunciata la cosa, Chang fu aggredito da diverse decine di persone (le cronache giornalistiche parlano di almeno cinquanta persone) armate, ma egli riuscì a sgominare da solo l’intera banda.Per i suoi meriti ed il suo coraggio durante la guerra, Chang Dsu Yao ottenne il grado di colonnello dell’esercito cinese prima dell’età di ventinove anni.
Dopo qualche anno, la guerra civile cinese lo vide schierarsi, quale ufficiale dell’esercito, dalla parte dell’imperatore e contro le forze comuniste di Mao Tse Tung. I rivoluzionari confiscarono tutti i beni della sua famiglia e uccisero quasi tutti i suoi parenti.
La permanenza a Taiwan
Nel 1949, al termine della guerra civile, si rifugiò nell’isola di Formosa (Taiwan), nella capitale Taipei. L’isola era infatti l’ultima roccaforte delle forze nazionaliste e la sua indipendenza era sostenuta grazie alla collaborazione degli Stati Uniti.
A Taiwan, Chang ricoprì il ruolo di istruttore-capo delle forze armate, continuando a studiare le arti marziali con il maestro Chang Ching P’o. Dopo la morte di quest’ultimo, avvenuta nei primi anni settanta, prese il suo posto diventando così anche Capo Istruttore di Kung Fu della Polizia di Taipei. Tenne inoltre corsi di Shaolin Ch’uan e di T’ai Chi Ch’uan presso l’Università di Taipei lo invita a tenere dei corsi.
Durante i lunghi anni di permanenza a Formosa il maestro Chang ebbe modo di conoscere molti famosi maestri di arti marziali, tra cui Cheng Man Ch’ing, maestro di T’ai Chi Ch’uan e ultimo allievo di Yang Cheng Fu, caposcuola dello stile Yang.
Gli anni in Italia
Nel 1974 Chang si congedò dall’esercito e compì un viaggio di piacere in Italia.
Nel 1975 decise di stabilirsi nel nostro paese, con l’intento di diffondere in Occidente il Kung Fu Tradizionale Cinese. Si stabilì quindi a Bologna, dove visse per qualche tempo come ospite di un vecchio amico. Si trasferì poi a Milano, su invito del maestro Roberto Fassi, per tenere una serie di corsi di T’ai Chi Ch’uan.
Iniziò così un lungo rapporto con il Maestro Fassi, divenuto da quel momento suo allievo, che portò una diffusione molto rapida della scuola. A seguito di questa espansione, nel 1977 venne quindi fondata la Fe.I.K. (Federazione Italiana Kungfu), affiliata alla federazione mondiale di Kuoshu (ICKF). Nel 1978 Chang iniziò inoltre a tenere stage in vari paesi europei, tra i quali Svizzera, Francia e Belgio.
Nel 1980, una squadra italiana, guidata dal Maestro Chang, partecipò ai Campionati Mondiali CKWPA di Kung Fu (Honolulu). Gli italiani ottennero ottimi piazzamenti fra cui un titolo mondiale. Anche in seguito, malgrado il Maestro desse molta più importanza agli aspetti tradizionali rispetto a quelli sportivi/agonistici, le squadre italiane ottennero sempre ottimi risultati alle competizioni internazionali.
Tra il 1982 e il 1992 scrisse assieme a Fassi vari manuali di Shaolin Ch’uan e di T’aiChi Ch’uan, tradotti poi in diverse lingue.
Per i suoi meriti eccezionali, le federazioni KFROC (Kuoshu Wushu Federation of Republic of China) e CKWPA (Chinese Worldwide Kuoshu Promotional Association) gli riconobbero la Cintura Rossa decimo Chieh, massimo grado di Kung-fu.
Fino a pochi giorni dalla sua morte, il Maestro Chang insegnava ancora per molte ore al giorno, e non rifiutava mai di fare una dimostrazione, malgrado avesse oramai 74 anni e soffrisse delle numerose ferite riportate durante la guerra.
Morì il 7 Febbraio 1992, mentre si trovava a Taiwan per i festeggiamenti del capodanno cinese.
L’eredità
La scuola Chang ha conosciuto in Italia un’enorme diffusione, raggiungendo migliaia di persone e portando alla formazione di molte associazioni di arti marziali.
Tuttavia, il Maestro Chang ha riconosciuto il grado di 6° Chieh solo ad un ristretto numero di persone. Essi sono il Maestro Roberto Fassi, il Maestro Giuseppe Ghezzi, il Maestro Ignazio Cuturello e il Maestro Alfredo Santini. A seguito della morte di Chang, costoro hanno congiuntamente riconosciuto il grado anche ai Maestri Luigi Bestetti e Nicola Ragno (all’epoca 5° Chieh in attesa dell’esame per il passaggio di grado).
In Italia operano inoltre i figli del Maestro Chang: Chang Wei Hsin e Chang Yu Hsin, a loro volta impegnati nell’insegnamento del KungFu.