Associazione per lo studio del KungFu Tradizionale
Le Armi Tradizionali Cinesi
Nella scuola del maestro Chang Dsu Yao la pratica del kung fu con le armi ha un ruolo particolarmente importante. Il percorso di studio è progressivo e costante, e il numero di armi apprese cresce sempre più con il raggiungimento dei gradi avanzati. Non si imparano solo esercizi singoli, ma ogni arma viene assimilata nella sua essenza, attraverso tecniche di base, forme (percorsi) e infine con il combattimento.
Lo studio delle armi normalmente segue una progressione predefinita, in cui ogni arma rappresenta un tassello fondamentale nell’apprendimento delle successive. Il Pang (bastone corto) è quindi considerato propedeutico per la sciabola e la spada, mentre il Kun (bastone lungo) è la base per tutte le armi ad asta.
Nell’ambito dello Shaolin, le armi vengono esercitate con movimenti rapidi e potenti. Il praticante impara a muovere l’arma in modo fluido, utilizzando tutto il corpo, sfruttando il bilanciamento e la corretta respirazione, fino a maturare la piena consapevolezza che porterà alla maestria.
Nel T’aiChi Ch’uan vengono studiate quattro armi fondamentali: sciabola, bastone lungo, lancia e spada. Per ognuna di queste armi si apprende prima un percorso individuale (Lu) poi un’applicazione con il compagno (Tao). Ogni arma di T’aiChi nella nostra scuola combatte solo contro se stessa (sciabola contro sciabola, lancia contro lancia ecc) e con caratteristiche diverse dallo shaolin (i movimenti sono molto lenti e precisi, le armi si sfiorano appena valorizzando controllo e armonia).
Sull’uso delle armi il Maestro Chang Dsu Yao diceva spesso:
Prima il corpo muove l’arma.
Poi il corpo e l’arma si muovono insieme.
Infine è l’arma che muove il corpo.
Bastone corto (Pang)
[Cinese: 棒, Wade-Giles: Pang, Pinyin: Bàng]
Il bastone corto è la prima arma, per la sua versatilità e (relativa) semplicità. Rappresenta l’arma improvvisata per eccellenza (la parola cinese Pang infatti significa “randello, mazza”) e nel caso in cui una situazione estrema ci costringa alla difesa può essere facilmente sostituito da un ombrello, un bastone da passeggio o altri attrezzi simili. Il suo studio è propedeutico all’uso delle armi corte più avanzate, come la sciabola, la spada o il bastone snodato.
Utilizzo
Come tutte le armi corte, il Pang si impugna a una mano (anche se entrambe concorrono al suo utilizzo). La presa è particolarmente forte su pollice e indice (ed eventualmente medio), mentre le altre dita sono più o meno rilassate a seconda del movimento richiesto.
Il bastone non viene afferrato all’estremità, ma a una certa distanza da essa. Questo permette un migliore bilanciamento dell’arma e rende possibile l’eventuale supporto della mano secondaria.
I movimenti sono rapidi ed elastici, spesso circolari, e includono tecniche di parata, disarmo, percussione e affondo. Il Maestro Ghezzi nel suo libro “Io e il Maestro” riporta che il Pang agisce battendo come un martello e colpisce di punta. Le sue potenzialità sono determinate da una corretta impugnatura e governate dal movimento del polso. Durante l’azione il braccio dev’essere sciolto e la potenza nasce dalla flessibilità e dall’elasticità. Molta importanza viene data al controllo sul rimbalzo dell’arma.
Come tutte le armi di legno, il Pang è particolarmente efficace per danneggiare ossa e articolazioni, ovvero le parti dure del corpo. Evita invece le grandi masse muscolari, contro le quali avrebbe un effetto ridotto.
Le principali traiettorie di attacco sono quella verticale e quella orizzontale, mentre sono più rari i colpi diagonali (più comuni nella sciabola).
Nella difesa, il Pang punta spesso a colpire attivamente l’arma dell’avversario, in modo da respingerla.
Descrizione
L’arma è interamente di legno, che deve essere compatto e resistente; il diametro di circa 2,5 cm e la lunghezza tale che, appoggiato perpendicolarmente a terra, una delle estremità arrivi all’altezza dell’ombelico del praticante.
Nella scelta dell’arma, il tipo di legno è particolarmente importante: se è troppo secco o con una densità troppo bassa, il bastone si romperà facilmente. Si consigliano pertanto legni robusti, come quelli utilizzati per gli attrezzi agricoli (ad esempio il Frassino).
Un bastone troppo leggero non permette di esprimere grande potenza e rende più difficile assorbire una forza nelle parate. Viceversa, bastoni troppo pesanti sono a volte usati per allenare la muscolatura, ma risultano un ostacolo al movimento.
Nella scuola del maestro Chang Dsu Yao si apprende il combattimento del bastone corto (Pang) contro bastone corto (Pang), sciabola (Tao), bastone lungo (Kun) o bastone snodato a due pezzi (Shuang Chieh Kun).
Bastone lungo (Kun)
[Cinese: 棍, Wade-Giles: Kun, Pinyin: Gùn]
Il bastone lungo è la seconda arma fondamentale ed è essenziale per imparare a maneggiare le altre armi lunghe come lancia, alabarda o bastone snodato a tre sezioni. Il suo alto valore simbolico nella tradizione marziale deriva soprattutto dalla figura del guerriero errante, spesso munito di un bastone da viaggio che all’occorrenza diventata un’arma micidiale. Nell’immaginario comune il bastone maneggiato con maestria colpiva così lontano che sembrava allungarsi e roteava tanto rapidamente da deviare le frecce. Una delle più famose leggende orientali è quella del “Re delle Scimmie” Sun Wukong (in giapponese: Son Gokū), che durante le sue innumerevoli avventure affrontava i nemici armato di un bastone magico allungabile. Altre tradizioni associano quest’arma ai monaci del tempio Shaolin e alle loro imprese, sebbene oggigiorno l’arma comunemente identificata come “bastone shaolin” sia significativamente diversa da quella usata tradizionalmente.
Utilizzo
L’apprendimento del Kun inizia con esercizi che insegnano a roteare, parare, colpire e affondare.
Per imparare il corretto posizionamento delle mani, il corpo dell’arma viene idealmente suddiviso in cinque segmenti. I colpi vengono normalmente assestati con le sezioni più esterne, mentre le parti centrali hanno funzione di controllo e copertura. Le mani che impugnano il Kun non sono fisse, ma si muovono tra le varie sezioni e cambiano presa in base alla situazione.
Si hanno così prese vicine al centro dell’arma (ad es. per movimenti di rotazione) o su una metà (per affondi simili a quelli di una lancia). In alcune tecniche, una delle due mani scivola lungo l’arma per imprimere una maggiore forza d’impatto. Il bastone viene impugnato con una mano solo in rare occasioni.
Descrizione
L’arma è di legno, preferibilmente denso ed elastico, con un diametro di circa 2,5 cm. La sua lunghezza prevede che, posato a terra verticalmente, la sua estremità superiore raggiunga la fronte del praticante. Il legno tradizionalmente usato per i bastoni lunghi è il ligustro cinese che, prima di essere lisciato, viene fatto invecchiare sotto terra diventando così flessibile ed estremamente resistente. Molti nostri praticanti utilizzano bastoni di rattan (da non confondersi con il bambù), per la buona elasticità e resistenza di questo legno.
Il bastone utilizzato nella nostra scuola è comunque un’arma pesante. L’elasticità dell’arma non è tale da farla inarcare o oscillare vistosamente. Pertanto gli attacchi “frustati” portati con bastoni estremamente flessibili (come si vedono spesso nei film) non appartengono al nostro stile.
Nella scuola del maestro Chang Dsu Yao i combattimenti vedono il bastone lungo (Kun) sfidare un altro bastone lungo (Kun), il bastone corto (Pang), la sciabola (Tao), i doppi manganelli di legno (Kuai) o il bastone snodato a due pezzi (Shuang Chieh Kun).
Sciabola (Tao)
[Cinese: 刀, Wade-Giles: Tao, Pinyin: Dāo]
La sciabola o “sciabola singola” (Tan Tao) è la terza arma fondamentale. In cinese moderno questa parola si usa per indicare qualunque tipo di “coltello”, cioè gli attrezzi con la lama affilata solo da un lato. L’arma rappresenta appunto l’elemento cinese metallo (jin) e incarna lo spirito della tigre, che lacera con i suoi artigli.
La forma arcuata ne conferisce grande efficacia nei fendenti, e nell’antichità si scoprì particolarmente adatta alle azioni di cavalleria, anche se in seguito il suo impiego si estese a tutte le truppe. La sciabola infatti era l’arma tipica del soldato, considerata meno “nobile” della spada (riservata ai generali). Il Maestro Chang Dsu Yao stesso raccontò di come molte volte riuscì a salvarsi la vita combattendo con quest’arma nelle guerre che sconvolsero la Cina a metà del secolo scorso, dove i numerosi battaglioni non potevano contare su un rifornimento adeguato di armi da fuoco ed erano spesso costretti a ricorrere all’arma bianca.
Utilizzo
I movimenti della sciabola sono fluidi e continui, prevalentemente rotondi, anche se talvolta prevedono affondi di punta. Può parare sia con il filo che con il dorso, e le rotazioni sono molto ampie per sfruttare la forza centrifuga. Si adopera a una mano, ma spesso la mano secondaria afferra il polso che impugna e ne guida il movimento per ottenere una maggiore compattezza.
La sciabola condivide con il Pang tutti i colpi orizzontali e verticali, ai quali aggiunge i tagli diagonali (dall’alto e dal basso).
Data la facilità con cui taglia, l’arma può colpire con efficacia molteplici bersagli da diverse angolazioni. Obiettivi preferenziali sono quindi le parti molli del corpo, in particolare in corrispondenza dei principali vasi sanguigni. Usi più specialistici prevedono di mirare agli spazi lasciati scoperti dall’armatura (ad esempio sotto le ascelle).
Le difese possono essere eseguite sia il dorso della lama che con il filo. In quest’ultimo caso, la parata è effettuata con la sezione dell’arma più vicina all’elsa. Questa parte era infatti volutamente meno affilata e leggermente più spessa, proprio per permettere questo tipo di azioni.
Descrizione
La lama d’acciaio di una sciabola è incurvata e a filo singolo. Il filo è particolarmente affilato dalla punta fino a metà dell’arma, mentre risulta più smussato in prossimità dell’elsa. Questa caratteristica rende anche possibile, in particolari circostanze, la cattura dell’arma tramite un’apposita presa.
Modelli più antichi avevano una lama più rettilinea e di minor larghezza. In tempi più recenti (con la diffusione delle armi da fuoco e il conseguente abbandono delle armature), il Tao ha assunto una forma più curva. Contemporaneamente, la lama si è fatta più larga, in particolare attorno al centro di percussioneCentro di percussionePunto dove, colpendo con la lama, si ha il minore contraccolpo sul polso e il massimo trasferimento della forza sul bersaglio. La sua esatta posizione dipende dalla forma, dalle dimensioni e dal peso dell'arma.
L’impugnatura è leggermente inarcata nel verso opposto a quello della lama, per migliorarne la maneggevolezza. Il manico è in legno, spesso avvolto da strisce di stoffa o pelle. L’elsa è a forma di disco e spesso presenta i tradizionali bordi rialzati.
Nella nostra scuola non si utilizzano sciabole “flessibili”. Ovviamente le nostre sciabole possiedono un minimo di elasticità (come ogni arma), così da limitare il rischio di rottura; tuttavia, le lame non oscillano ad ogni minimo gesto e anzi tendono a restare diritte.
Nei modelli da allenamento più comuni ed economici, il codolo della lama termina in una vite e viene fissato all’impugnatura e al pomello per mezzo di un dado. Questo sistema permette di risolvere facilmente gli allentamenti dell’arma, ma li rende anche molto più frequenti.
Armi più pregiate utilizzano altri sistemi di fissaggio, ad esempio la presenza di un perno che attraversa perpendicolarmente codolo e impugnatura. Questo sistema è generalmente più affidabile, ma al contempo rende più complessa la manutenzione a seguito di rotture o allentamenti.
Nella scuola del maestro Chang Dsu Yao la sciabola (Tao) combatte contro il bastone corto (Pang), il bastone lungo (Kun), la lancia (Ch’iang), i doppi manganelli di legno (Kuai) o un combattente a mani nude (Kung shou).
È inoltre previsto l’utilizzo delle doppie sciabole (una sciabola per mano). Data la differenza nei movimenti, questo tipo di esecuzione è insegnato come fosse un’arma separata.
Lo studio del bastone snodato a due sezioni inizia dopo aver maturato una certa abilità con il bastone corto, anche se per la sua complessità i combattimenti con quest’arma vengono riservati ai praticanti esperti. È la prima arma snodata, ed è propedeutica al successivo uso di bastone snodato a tre sezioni (san chieh kun) e catena (kang pien).
Famoso con il nome giapponese di “nunchaku”, presenta in realtà sostanziali differenze nella tradizione nipponica. Il nunchaku giapponese è composto da due bastoni a sezione ottagonale (o, più raramente, esagonale) collegati da una cordicella, mentre lo shuang chieh kun cinese vede una catena metallica collegare due cilindri (dunque a sezione circolare). L’origine di quest’arma è “umile”, in quanto deriva da un attrezzo agricolo usato per trebbiare il grano e il riso, che gli stessi contadini portavano per autodifesa. Dopo le migrazioni cinesi verso est in epoca medievale, la sua diffusione come arma marziale vera e propria avviene nell’antica scuola di kobudo di Okinawa, in Giappone, i cui allievi erano per lo più popolani che non potevano permettersi le costose armi dei samurai. Nel Ventesimo Secolo lo shang chieh kun raggiunge definitivamente la fama con il successo cinematografico di Bruce Lee, che in più occasioni ne dimostrò l’efficacia e la spettacolarità, affascinando milioni di appassionati.
Utilizzo
Per natura dell’arma stessa, i movimenti sono sempre circolari e continui. Le rotazioni vengono eseguite vicino al corpo per garantire un maggiore controllo e potenza. Al momento dell’attacco, il braccio viene esteso molto rapidamente: questo permette di utilizzare l’intera di portata dell’arma e di sommare la forza del braccio al movimento rotatorio attuato dal bacino.
I numerosi esercizi di maneggio includono molti movimenti complessi, compresi cambi di mano e passaggi dietro la schiena. Questa gestualità è importante per padroneggiare un’arma flessibile, che per sua natura tende a sfuggire al controllo e assumere traiettorie impreviste.
È sufficiente una piccola distrazione (magari da parte di un praticante inesperto) perché il Shuang chieh kun si rivolti contro il suo utilizzatore. Ulteriormente complicato è saper gestire l’arma a seguito di un impatto. È importante controllare la forza di ritorno in modo che l’arma non prenda traiettorie impreviste.
Contrariamente a quanto avviene in altri stili, nella nostra scuola l’arma viene afferrata al centro di ciascuna sezione (anziché all’estremità). Questo riduce leggermente la portata dell’arma, ma rende più difficile perdere la presa in seguito ad uno scivolamento delle dita. Questa presa è resa possibile da una catena leggermente più lunga di quella presente in altre versioni dell’arma.
Descrizione
I due bastoni di legno compatto dovrebbero essere lunghi quanto l’avambraccio del praticante, la catena un po’ più lunga di una spanna. Altri stili utilizzano una catena sensibilmente più corta (spesso a fronte di impugnature e maneggi differenti).
I due bastoni sono leggermente conici, con la base inferiore larga circa 2,5-3 cm e quella superiore 2 cm.
Alcune versioni moderne, destinate all’allenamento, presentano un rivestimento di gomma dura attorno ai bastoni. Questo accorgimento può rendere un impatto accidentale meno pericoloso (anche se non indolore).
Si sconsigliano invece i modelli di spugna o di plastica vuota. Spesso presentati come attrezzi per praticare in sicurezza (magari destinati ai bambini), questi prodotti sono troppo leggeri per poter simulare l’arma e pertanto non hanno alcuna reale utilità.
Nella scuola del maestro Chang Dsu Yao il bastone snodato a due sezioni (shuang chieh kun) combatte contro il bastone corto (Pang) e il bastone lungo (Kun).
Lancia (Ch’iang)
[Cinese: 槍, Wade-Giles: Ch’iang, Pinyin: Qīang]
La lancia è la seconda arma lunga, e nasce dall’idea di montare una punta di metallo sull’estremità di un bastone lungo (Kun). Spesso esibisce un vistoso fiocco rosso alla base della punta, anticamente ricavato da crini di cavallo. Tale fiocco serviva a distrarre il nemico confondendogli la vista, ma anche ad assorbire il sangue che rischiava di colare sull’asta rendendo l’arma scivolosa. A scopo militare ne esistevano di varie lunghezze, a seconda dell’impiego in fanteria o cavalleria. La sua fama è associata a quella di molti personaggi storici cinesi, tra cui il generale Yueh Fei, che combatté per la dinastia Song nel XIII secolo, considerato ancora oggi uno dei più virtuosi eroi della Cina antica. L’animale più frequentemente associato all’arma è il drago. I suoi movimenti ricordano un drago che nuota, gli affondi il suo sorgere improvviso dall’acqua.
Utilizzo
La lancia cinese è flessibile (ma non troppo) e il praticante deve imparare a sfruttarne la forza elastica, soprattutto nei colpi difensivi. La mano anteriore sostiene l’arma e funge da perno di rotazione, mentre con la mano posteriore si governa la coda dell’arma come un timone. Tutti i movimenti sono alimentati dal movimento del fianco. La precisione richiesta è enorme, perché una piccola variazione nell’angolo di inclinazione può alterare di molto la sua traiettoria e il punto d’impatto finale.
Nella scuola del Maestro Chang Dsu Yao il combattimento con la lancia si esprime in fendenti circolari, rotazioni, colpi battenti con la parte posteriore e, soprattutto, affondi di punta. Alcuni di essi vengono portati in salto o in equilibrio su una gamba, combinati a tecniche di calci o schivate.
La lancia viene impugnata ad una mano solo in rare occasioni, per attuare movimenti particolari oppure per puro esercizio. La lunghezza e il peso dell’arma sono tali da rendere impraticabile il maneggio con una sola mano.
Nella forma di lancia, alcuni affondi sono diretti verso l’alto, andando apparentemente fuori bersaglio: si tratta in realtà di tecniche utilizzate per colpire avversari a cavallo, eredità storica di un modo di combattere ormai scomparso.
Descrizione
La lancia tradizionale prevede una punta a forma di foglia montata su un’asta di legno del diametro di circa 2,5 cm.
L’altezza dell’arma varia in base a quella del praticante. Nella nostra scuola, il praticante, con il braccio disteso verso l’alto deve poter sfiorare la punta dell’arma con le dita. Storicamente sono esistite lance significativamente più corte e più lunghe, destinate a ricoprire utilizzi differenti.
Contrariamente a quanto si vede in molti film e in alcune scuole di WuShu, la nostra lancia non è esageratamente flessibile. La lunga asta è elastica quanto basta per poter assorbire gli urti senza spezzarsi. L’arma oscilla soltanto quando percorsa da una forza veramente vigorosa ed anche in tal caso la vibrazione è limitata a pochi centimetri sull’estremità. In un affondo rettilineo, l’arma non si inarca.
Come per il bastone lungo, molti nostri praticanti utilizzano aste fatte di legno di rattan.
Quanto alla punta di metallo, ne esistono molti modelli differenti. Per un principiante, si consigliano le punte più leggere: la sola lunghezza dell’arma comporta di per sé un peso notevole e un maneggio non proprio semplice.
Dopo aver preso confidenza con l’arma (ed aver sviluppato una forza adeguata) si potranno sperimentare punte più pesanti.
La punta solitamente ha un’attaccatura a gorbiaGorbiaCono metallico cavo, all'interno del quale viene infisso il manico o astile di attrezzi. È un'attaccatura comune per molte armi ad asta., eventualmente fissata tramite chiodi trasversali.
Nel programma di shaolin ch’uan della scuola la lancia affronta la sciabola (Tao), la lancia (Ch’iang), l’alabarda (Kuan tao) o un combattente a mani nude (Kung shou).
Manganelli (Kuai)
[Cinese: 拐, Wade-Giles: kuai, Pinyin: guǎi]
I Kuai sono corti manganelli in legno, solitamente usati in coppia (Shuang kuai), più famosi con il nome giapponese “tonfa”. Nella scuola marziale di Okinawa sono associati a un antico strumento agricolo: la manovella per azionare la macina del mulino, che poteva facilmente essere rimossa e trasportata per difesa, ma il termine il termine cinese “kuai” significa invece gruccia o stampella, per la forma che ricorda un attrezzo ortopedico. Oggi sono entrati a far parte della dotazione standard di diversi corpi di polizia nel mondo per la facilità di trasporto e per la caratteristica di passare rapidamente da armi difensive a offensive a seconda di come vengono impugnati.
Utilizzo
Nella scuola del Maestro Chang Dsu Yao, i Kuai si studiano solo in coppia, e vengono afferrati solo in corrispondenza dell’impugnatura. Altri stili prevedono anche prese differenti, come l’afferrare l’asta per usare l’impugnatura come elemento contundente.
Nella posizione di partenza, gli avambracci del praticante sono protetti dai corpi lunghi dell’arma, permettendo di parare altre armi in modo abbastanza naturale.
Nel portare un colpo, la presa sull’impugnatura viene allentata, in modo che l’arma ruoti in avanti andando a percuotere il bersaglio.
Gli affondi possono essere eseguiti sia con l’arma estesa che richiamata; questi attacchi hanno la stessa meccanica di pugni rettilinei.
L’azione è continua, circolare e molto veloce, poiché mentre uno dei due Kuai difende, l’altro carica il colpo successivo. Talvolta parano o colpiscono contemporaneamente.
Descrizione
I Kuai sono interamente in legno e la lunghezza ottimale prevede che l’estremità posteriore sporga di 2-3 cm oltre il gomito del praticante.
L’impugnatura è solitamente fissata all’asta principale grazie all’incastro di un cuneo e/o per mezzo di un perno trasversale.
Nei modelli più scadenti, invece, le due parti sono unite tra loro e fissate con semplice colla. Versioni di questo tipo non sono adatte all’applicazione pratica.
In alcuni modelli (purtroppo difficili da reperire in buona qualità) l’impugnatura non ha una forma perfettamente cilindrica, ma presenta un restringimento nella parte finale (dove viene effettuata la presa con pollice e indice). Questa accortezza permette di avere una stretta molto più efficace e, di conseguenza, un migliore controllo sull’arma.
Molti modelli moderni hanno una superficie laccata. Questo accorgimento puramente estetico potrebbe impedire una presa ottimale, rendendo più difficile l’uso dell’arma. In questi casi si consiglia di rimuovere la laccatura almeno dall’impugnatura (usando ad esempio della carta vetrata).
Nella scuola del maestro Chang Dsu Yao si pratica il combattimento dei manganelli contro un’altra coppia di manganelli (Shuang kuai), il bastone lungo (Kun) o la sciabola (Tao).
Il Kuan Tao è un’arma inastata, costituita da una lunga lama ricurva, posta all’estremità di un robusto bastone.
Il termine italiano alabarda, qui usato per eredità storica e affinità con altre fonti, è in effetti inappropriato. Un termine più esatto, ma meno comune nella nostra lingua, è falcione. Tra il Kuan Tao cinese e il falcione europeo esiste infatti una grandissima somiglianza, tanto che le due armi sono a tutti gli effetti assimilabili.
Il nome cinese dell’arma (letteralmente “lama di Kuan”) deriva dall’eroico condottiero Kuan Yu, a cui la tradizione attribuisce l’utilizzo (se non persino l’invenzione) di questo tipo di arma. Secondo il Romanzo dei Tre RegniRomanzo dei Tre Regni Grande testo classico della letteratura cinese, è uno dei libri più letti e citati in Cina. Scritto XIV secolo, racconta in forma romanzata alcuni eventi storici accaduti verso la fine della dinastia Han., Kuan Yu forgiò personalmente il proprio “Tao”, del peso di circa 18 kg, ed in seguito si distinse per il suo uso in battaglia. Le gesta leggendarie di questo personaggio lo hanno innalzato al livello di divinità della guerra.
Oggi un tempio taoista sui monti Wudang conserva come reliquia un Kuan Tao dal peso di oltre 40 kg, che la leggenda attribuisce allo stesso Kuan Yu.
Al di fuori delle leggende e dei racconti eroici, tuttavia, si conosce poco dell’effettivo impiego marziale di quest’arma. I più antichi documenti storici che la descrivono risalgono alla dinastia Song (960 – 1279 d.c.).
Descrizione
L’asta, di metallo o di legno, è più corta e più massiccia di quella utilizzata per le lance e contribuisce per una buona misura al peso dell’arma.
La spessa lama ricurva, di forma simile a quella di una sciabola, è affilata sul lato convesso e termina in una punta acuminata. Il dorso della lama presenta spesso uno spuntone, usualmente orientato perpendicolarmente alla linea dell’arma.
Solitamente l’arma termina, all’estremità opposta alla lama, con una pesante punta di metallo. Questo elemento, oltre che essere un efficace strumento di attacco, serve anche da contrappeso, bilanciando l’arma.
Complessivamente, l’arma ha una lunghezza di poco superiore all’altezza del praticante. Pertanto i modelli più comuni variano tra i 160 e i 200 centimetri.
È storicamente confermata l’esistenza KuanTao incredibilmente pesanti (dai 40 ai 60 kg). Tali esemplari, tuttavia, non erano realmente utilizzati in battaglia: essi venivano maneggiati per allenamento e come prova di forza durante gli esami militari.
Un utilizzo realistico dell’arma richiede pesi di gran lunga inferiori. Per un maneggio reale, si consiglia un KuanTao intorno ai 3 kg. Versioni di 8 kg, a volte disponibili in commercio, sono ovviamente meno maneggevoli, ma permettono un intenso allenamento di forza fisica.
Nel programma della nostra scuola il Kuan Tao combatte contro la lancia (Ch’iang).
Altre armi Tradizionali
(in costruzione…)
Due Sciabole (Shuang Tao)
Bastone Snodato a Tre Sezioni (San Chieh Kun)
Catena (Kang Pien)
Spada (Chien)
Due Spade (Shuang Chien)
Spade Uncinate (Shuang Kou)
Asta di Ferro Corta (T’ieh Ch’ih, noto nelle arti giapponesi come Sai)